La scelta del rinvio

Un sistema al collasso

Come pensa il governo di riuscire ad affrontare la questione di bilancio dopo la sentenza della Consulta sulla legge Forneo, davvero non riusciamo ad immaginarlo. Pensare di congelarla con un rinvio non è proprio quella che si chiama una soluzione. A parte che l’Unione europea chiede una risposta rapida, anche tirando fino a settembre, il nodo non si sceglie e bisognerà preparare un risarcimento di 10 miliardi quando il governo era lì tutto entusiasta per averne trovato uno forse a fine rendimento di cassa. Con il senno di poi, Renzi invece di perdere tempo con la riforma del Senato avrebbe dovuto attaccare la Costituzione sul fronte dei diritti acquisiti, perché sono questi che rendono impossibile il pareggio di bilancio. Ora invece il premier si appella al pareggio di bilancio per non ottemperare al diritto e non fa una gran figura. Anche se leggendo la sentenza della Consulta l’indicizzazione sarebbe illegittima, non perché i diritti acquisiti sono incomprimibili anche in presenza di una emergenza finanziaria, bensì, perché il provvedimento incriminato non avrebbe fornito documentazione sufficiente a comprovare tale emergenza. Non crediamo che ci sia niente di peggio dal biasimare la Corte, certo che un dubbio sulle opportunità di deliberare di questo alto organismo verrebbe spontaneo. Ma è chiaro che tutto il difetto non nasce dal governo, o dalla Consulta e nemmeno dall’ex ministro Fornero, la cui inadeguatezza ed inconsistenza è stata traumatica. Il problema è purtroppo molto più grave e riguarda il sistema pensionistico italiano, la cui solidarietà, ha scritto bene Maurizio Ferrera giovedì scorso sul Corriere, ha a lungo “funzionato alla rovescia”. Solo che noi abbiamo dei dubbi sul fatto che sia sufficiente veder entrare a regime la formula contributiva per raddrizzare la baracca… Per la sostenibilità del sistema previdenziale tedesco si contava di innalzare l’età pensionistica a 69 anni, entrando nella delicata matassa di definire i lavori usuranti che consentono un’esenzione. Ma ancora non era approvata questa risoluzione che già gli esperti del governo si rendevano conto come questa cifra andasse spostata in avanti, oltre i settant’anni. I ricercatori del Max-Planck-Institut e della Cambridge University pronosticano che l’aspettativa di vita media sarà presto di cento anni, per cui escludete di stare in pensione per trent’anni. Soprattutto, quando la disoccupazione nelle fasce giovanili è così alta. Capiamo quindi che il presidente dell’Inps sia il primo che voglia far credere che essa è diminuita, per fomentare così qualche speranza di sostenibilità del sistema, ma il sistema così com’è non è sostenibile per niente e ce ne accorgeremo appena il governo dovrà mettere mano alla borsa per restituire il maltolto ai pensionati, ricchi o poveri che siano.

Roma, 15 Maggio 2015